Ero questa rosa gialla
col cappello di neve,
pregna di longevità oltraggiosa.
Sgranavo il rosario delle stagioni
contro il senso dell’opportunità,
quando sfidavo i giorni
di fronte al prevedibile
e non cedevo il passo
ad alcun tipo di gelo.
Indossavo il sole delle grandi occasioni
anche nei momenti d’incalzante umiltà,
quando chinavo il capo
di fronte all’impossibile
o aspettavo invano
di sentire il mio nome.
Poi veniva.
Una goccia d’acqua e via di nuovo.
La rosa ostinata placa la sua sete
anche abbracciando il ghiaccio.
Quando è troppo stanca
di fronte all’ineffabile
dà le forbici alla mano
che la reciderà.
Ero in questa rosa.
O forse era lei,
ad essere in me,
perché ora che essa non è più,
io sono ancora.