Ero questa rosa gialla
col cappello di neve,
pregna di longevità oltraggiosa.
Sgranavo il rosario delle stagioni
contro il senso dell’opportunità,
quando sfidavo i giorni
di fronte al prevedibile
e non cedevo il passo
ad alcun tipo di gelo.
Indossavo il sole delle grandi occasioni
anche nei momenti d’incalzante umiltà,
quando chinavo il capo
di fronte all’impossibile
o aspettavo invano
di sentire il mio nome.
Poi veniva.
Una goccia d’acqua e via di nuovo.
La rosa ostinata placa la sua sete
anche abbracciando il ghiaccio.
Quando è troppo stanca
di fronte all’ineffabile
dà le forbici alla mano
che la reciderà.
Ero in questa rosa.
O forse era lei,
ad essere in me,
perché ora che essa non è più,
io sono ancora.
Tu non fai che stupirmi, ragazza.
RispondiEliminaO devo chiamarti Rosa?
:))
Ti stupisce che sia riuscita a fotografare una rosa senza che si muovesse, vero?
RispondiEliminaMi stavo chiedendo infatti, che effetti speciali adoperi...
RispondiEliminaPoi m'insegni come si fa a non far muovere le rose mentre le si fotografa, eh!
Ne ho potate parecchie, e senza alcuna competenza. Eppure ogni anno ricrescono rigogliose, con le loro spine infernali.
RispondiEliminaE vabbé. Me ne starò qui, nell'altra stanza, zitto zitto, buono buono.
RispondiEliminaMa tu sei l'espe che conosco io, ma si che sei quella espe, scrive meravigliosamente come espe:-) Mi prendera' per matti.
RispondiEliminaTi aggiungo sui miei link preferiti.
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